Questa mattina ascoltavo, in televisione, un dibattito, anzi delle interviste, su un argomento piuttosto interessante.
Il sindaco di Settimo Torinese propone di raddoppiare l’assegno di solidarietà ai disoccupati disponibili a lavorare per la comunità oppure levarlo del tutto a chi non fosse disponibile a questa opzione.
Fondamentalmente l’idea, al sindaco, nasce dalla volontà di identificare, o quantomeno colpire indirettamente, colori quali pur recependo l’assegno di solidarietà, contemporaneamente abbiano un lavoro in nero. Questo tipo di situazione, ovviamente, comporta due danni in contemporanea:
1. Recepire l’assegno togliendolo a chi, magari, non lo sa recependo;
2. Evadere le tasse, per quanto percepito con il lavoro in nero.
Questa proposta ha dato il via ad una discussione abbastanza forte, riguardante il fatto che sia corretto o meno, imporre un lavoro con quello che potrebbe sembrare un ricatto: o lavori o ti tolgo l’assegno.
Personalmente sono dell’idea che questo tipo di scelta sia corretta; per esperienza personale so che quando si è senza lavoro quello che manca di più, specialmente a chi è abituato a lavorare, è proprio l’attività lavorativa. Stare a casa senza fare alcunché può risultare veramente deleterio anche a livello di salute: molti sono i casi di persone disoccupate e cadono in depressione.
Va da sé che i lavori socialmente utili, che verranno effettuati da queste persone, devono avere un rapporto direttamente proporzionale a quanto verranno ad intascare. In questo specifico caso l’assegno attualmente emesso dal Comune è di € 300: quindi se il lavoratore accetta ed esegue il lavoro socialmente utile percepisce, a fine mese, € 600.
Di sicuro per un valore pari a € 600 mensili non si può pretendere che queste persone lavorino 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana. Ma credo che questa sia una questione che il sindaco abbia preventivamente considerato.
La maggioranza, degli intervistati da questo programma, ha dato come risposta l’essere d’accordo con questo tipo di proposta lavorativa, qualcuno invece ha detto che non va bene perché, in ogni caso, risulta essere un obbligo: o lavori o ti tolgo quel poco che già ti do. E questo intervistato è dell’idea che in ogni caso il voler lavorare o meno deve essere una libera scelta (OK, però nemmeno può pretendere di intascare l’assegno dal Comune, aggiungo io).
Personalmente estendere questo tipo di situazione ovunque i comuni stiano, in questo momento, esborsando degli assegni di solidarietà: avremo un doppio risultato in quanto il disoccupato incasserebbe una cifra maggiore, ed il Comune sarebbe in grado di utilizzare personale locale per attività socialmente utili. Rimetto in evidenza che, in ogni caso, il lavoratore non deve lavorare per un numero di ore eccessive rispetto a quanto verrà ad intascare.
Voi cosa ne pensate ?

Questo articolo è rilasciato sotto una licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 2.5 Italia License.
JC

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