Ormai le VPN sono diventate di uso piuttosto comune: esistono moltissimi fornitori di questo servizio, con prezzi per tutte le tasche e tutte le necessità; da quelle gratuite per l’uso più comune come navigare siti, leggere la posta e mandare qualche mail, a quelle a pagamento, per servizi più impegnativi come utilizzo da parte di piccole e medie aziende, con costi che vanno, da pochi euro al mese, sino servizi molto più costosi con divisioni per sotto reti fisiche, a seconda delle necessità dell’azienda.
Non starò a disquisire, in questo articolo, del perché o del perché non, usare una VPN ai nostri giorni, quello di cui voglio parlare oggi invece è la necessità che si presenta a volte di avere una lista di specifici indirizzi che non passino attraverso la VPN. Continue reading →
Quando il backup del fornitore ha dei problemi… temporanei!!
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Situazione:
avete la vostrabella macchina VPS hostata da un provider che, normalmente, vi permette di fare il backup, della vostra macchina, sulla loro struttura. Nel mio caso mi permettono di avere sino a due copie di backup in date diverse, volendo.
I backup in questione vengono eseguiti attraverso il più classico dei comandi dd e depositati su una loro struttura NAS interna. Questo sistema è decisamente molto di aiuto quando dovete recuperare la macchina dopo aver fatto qualche disastro che vi rende la macchina viva ma non funzionante o totalmente non bootabile.
Problema:
per qualche motivo il sistema di backup, che è manuale via web page, fornito dal vostro provider, non funziona, e voi avete fatto delle grosse modifiche al vostro sistema. Vi serve fare un backup per evitare di perdere tutto il lavoro fatto, ma non potete fare seguendo la solita procedura via web. Come fare?Continue reading →
Stavo leggendo un post di Andrea, un amico su Quora, nel quale spiegava cosa gli aveva impedito di pubblicare, negli ultimi giorni, nuovi post proprio sul blog in questione.
La cosa mi ha piuttosto incuriosito e sono andato a vedere un po’ cosa se ne diceva in giro, sulla rete, dopo di che ho avviato la mia macchina virtuale con Windows 10 per verificare la situazione, e le cose si sono presentate molto, ma molto peggio di quello che sembrava essere inizialmente.Continue reading →
Per chi abitualmente lavora in ambiente server, succederà molto spesso di dover editare file di testo puro, che sono normalmente file di configurazione di programmi vari, oppure sorgenti di script bash o script Python o sorgenti di programmi C, che sia ansi o C++. Insomma la necessità di dover editare file di testo puro sono innumerevoli. Ci sono diversi editor testuali che si usano in questi casi. Anche perché, di norma, un sistema server, non ha un ambiente grafico, per cui il tutto va fatto in ambiente testuale. Un editor con il quale, chi fa questo genere di lavoro, ha quasi sempre a che fare è vim che di norma è installato per default su tutti gli ambienti server. Esistono anche soluzioni grafiche per vi, come gvim in ambiente GNome oppure MacVim in ambiente oSX.Continue reading →
Ho già scritto un post su ScribeFire, ma in quello descrivevo solo le potenzialità del plugin. Oggi voglio farvi vedere alcune operazioni pratiche sul campo come associare un blog, scorrere i post esistenti caricati all’associazione, modificare un post vecchio e crearne uno nuovo.
Appena installato, ovviamente non sarà presente nessun blog su cui operare per cui iniziamo con il caricamento di uno dei nostri blog al plugin: tutti i comandi, esclusi quelli di edizione sono nel lato sinistro della schermata.
A dire il vero nessuno, e tu si proprio tu hai detto che ti sta bene!!
Stavo leggendo questo post, ed i suoi divertentissimi commenti, tocca spallarsi un po’ a leggere tre pagine di discussione solite tra chi dice qualcosa di sensato e chi trolla per il gusto di farlo.
Però un problema c’è in effetti: la mancata responsabilità, che noi accettiamo quando mettiamo la famosa spunta sulla voce Accetto le condizioni d’uso che l’azienda ci impone.
Il 99,9% degli utenti che usano questi servizi, non leggono fino in fondo le famose condizioni che sono accettate, con quel veloce gesto di applicare una spunta. Lo facessero saprebbero che in caso di malfunzionamento non potrebbero rivalersi su niente e nessuno!! E quando, immancabilmente, avviene il disastro, tutti a gridare allo scandalo!!
Uno scandalo potremmo dire esiste: il fatto che orami molte piattaforme, inclusa Amazon, abbiano on line dati di applicazioni, siti interi eccetera eccetera, creano grossi scompigli quando fanno i danni, per errore umano, in questo caso pure conclamato. Perché non devono risponderne? Solo perché hai accettato bovinamente questo tipo di situazione? Direi di si. Se vuoi evitare di trovarti con le brache calate hai due sole soluzioni:
Affidarti ad un servizio a pagamento, che nel proprio contratto abbia delle penali da pagare in caso di mancata erogazione del servizio.
Installarti un tuo cloud privato ed utilizzarlo per quello che ti serve.
Nel primo caso direi cadono tutti quelli che hanno necessità operative imposte, vedi certi tipi di aziende che hanno per normativa l’obbligo della gestione del Disaster-Recovery: o ti appoggi a chi ha le strutture necessarie certificate, tipo ISO, o il Disaster-Recovery non viene considerato valido come normativa, sto parlando dell’Italia ovviamente.
Nel secondo caso le possibilità sono diverse, e tutte economicamente accettabili, tipo:
Un vecchio pc con installato uno dei tanti sistemi di Cloud privato come OwnCloud, o NextCloud. Sono soluzioni facili da implementare, e comode sia in versione domestica, ossia a casa vostra dietro il modem, o su una qualsiasi macchina su internet se prevedete terremoti, incendi, alluvioni o quant’altro possa distruggervi casa!! Chiaro la seconda ha un costo aggiuntivo, ma nulla di che.
Se dobbiamo salvare solo dei dati, diciamo sino a 50GB, sono la pezzatura massima per il servizio gratuito fornito da Mega & Co, ma esistono servizi con tagli più piccoli a vostra scelta come Dropbox, One Drive, GoogleDrive, i servizi citati di sincronia dati possono risultare una gran bella comodità. Costo zero, unica necessità una connessione internet al primo avvio e poi, una volta ogni tanto per sincronizzare i dati locali con quelli remoti.
C’è da ricordare una cosa però nell’usare i servizi di sincronia su internet appena citati: i dati non sono più solo su macchine vostre. Questa cosa dovete tenerla a mente. Escluso Mega, i dati sui server sono leggibili dai fornitori del servizio, quindi sappiate che potrebbero, anche se giurano che non lo faranno mai, farsi gli affari vostri. Pensate a Google ed il suo GoogleDrive: credete davvero che sia un caso che voi ci mettete dati con delle ricerche che avete fatto ed iniziano a piovere pubblicità simili in casella di posta?
Per Mega la cosa è un tantino diversa in quanto i dati sono crittografati con una chiave assegnata solo a voi, a tal proposito se usate Mega ricordatevi di scaricarvi la vostra chiave e metterla da parte come vi viene consigliato!
Questo comporta che i dati sono in chiaro solo una volta trasferiti verso di voi; quando invece viaggiano verso i server di Mega e sono stoccati li, lo sono in stati crittografati e quindi illeggibili da chicchessia.
Io per si e per no, periodicamente genero una chiave nuova: se proprio vogliono provarci a decodificarli allora che ci sudino!!
Se comunque avete dei dati, che volete essere sicuri non essere letti da nessuno, esistono tonnellate di programmi per la codifica di singoli file. Usando uno di questi siete certi che quello specifico file e protetto da voi e quindi sarà al sicuro.
Personalmente per i singoli file uso i tool di GPGa dire il vero li uso per molto altro compreso la crittografia della posta ed altro cosette.
Se ho intere cartelle allora preferisco crearmi un contenitore protetto con VeraCrypt, successore dell’ormai defunto, ma tutt’ora funzionante, TrueCrypt e metterlo poi in sincronia sul mio servizio Cloud preferito.
Insomma alla fin fine, vedete che si può usare un sistema di backup/sincronia per usi anche non professionali che dia un minimo di sicurezza sul funzionamento; e non è detto che si debbano spendere cifre enormi per farlo!!
Girovagando per internet, mi sono imbattuto in uno dei tanti post sulla configurazione ed utilizzo di ecryptfs-utils per poter usare cartelle crittografate da montare al momento del bisogno. Al solito, il post, ha diversi errori per cui alla fine il risultato non è quello che uno si aspetta. Questa situazione, era quella quella che odiavo maggiormente quando ero un novizio: seguire un howto alla lettera ed alla fine non ottenere quello che nel documento era promesso, e non per errori miei, ma per errori di chi aveva scritto il documento stesso.
Per cui eccomi qui a riscriverlo di sana pianta con l’auspicio che, chi si imbatta in questo post ne, possa trovare vantaggio ottenendo quello che che gli viene promesso, quindi iniziamo. Continue reading →
Questo script nasce dalla mia attività lavorativa: quando si gestiscono server per conto terzi, che sia per gestione posta, oppure per gestione della sicurezza o quant’altro, succede di rilevare tentativi di intrusioni da paesi che non hanno nulla a che fare con le attività del nostro cliente. Come conseguenza di questa situazione mi è nata, ma immagino anche a tanti altri, la necessità di trovare un modo per bloccare una o più intere nazioni, attraverso il firewall di sistema, iptables per linux.
Come avere un sistema linux su una macchina Apple senza perdere l’oSX già installato a bordo e senza impazzire!!
È da diverso tempo, che leggo in giro varie documentazioni che spiegano, tra un artificio e l’altro, come riuscire a sfruttare tutta la potenza di un computer Apple usando al posto del suo sistema nativo, l’oSX, una distribuzione linux.
Ho trovato tantissima documentazione, sia in inglese che in italiano, ma già il fatto che la maggior parte della documentazione risulta essere specifica per una distribuzione o l’altra mi ha fatto spazientire, non parliamo poi delle solite guide scritte, da chissà chi, alla fine delle quali ti ritrovi con una macchina inchiodata con uno schermo nero e doverti reinstallare tutto dal tuo fidato backup, se l’hai fatto, o, e peggio per te se non l’avei fatto, da zero.
Che fare dunque? Mi son chiesto più volte:”Possibile che non esista un modo rapido, ma sopratutto sicuro, per avere una partizione, interna o esterna su chiavetta o disco USB che fosse, senza dover diventare pazzi?”
Una volta per i driver del disco, una volta per i driver video, una volta per driver di rete, fissa o wifi che fosse, insomma in ogni guida manca qualcosa che permetta di poter fare una classica installazione da una ISO pulita e che al primo reboot, una volta premuto il tasto ALT, compaia la selezione “Linux o oSX” da cui poter scegliere?
Cosi mi son messo a pensare in maniera alternativa e un modo l’ho trovato: sicuramente altri l’hanno trovata prima di me, ma pare che nessuno di questi si sia preso la briga di condividere la propria soluzione, quindi andiamo a vedere subito come fare:
Prerequisiti:
Un sistema oSX, meglio se aggiornato e funzionante regolarmente: non deve essere stato appena installato, l’importante che funzioni regolarmente;
Un disco o chiavetta USB con dimensioni sufficienti a contenere il vostro sistema operativo Linux più tutto lo spazio che vi servirà per farci stare i vostri dati e tutti i software che vorrete installarci.
una ISO della vostra distribuzione preferita, in questo esempio io installerò una LinuxMint Mate 18.0, ma potete usare quella che vi pare, fosse anche una Gentoo da installare da zero (a patto che sappiate come installare una LFS)!!
software VritualBox, con Extention Pack, per oSX già installato.
Non serve altro, tutto qui: basta che questi quattro requisiti siano soddisfatti e siete pronti a partire per la vostra installazione.
Chiarisco una cosa prima di proseguire: alla fine della procedura vi troverete in questa situazione:
Avrete ancora il vostro Mac con il vostro oSX, cosi come era prima della procedura: sul vostro Mac nulla sarà cambiato;
Avrete un disco esterno, o una chiavetta USB che sia, con a bordo tutta la vostra installazione fresca e fumante, pronta ad essere avviata usando il tasto ALT durante un normale reboot. (Di questa cosa parleremo più a fondo verso la fine del documento)
Primo step.
Questa è una cosa importante: se avete già installato VirtualBox, assicuratevi di avere l’ultima versione installata, altrimenti rischierete di avere problemi. Se invece la state installando da zero, il problema non si pone, visto che quando la scaricherete da questo link avrete l’ultima versione per forza di cose!!
Appena installato VirtualBox consiglio, per avere i driver anche per USB3 ed altre cosette, di installare anche il pacchetto che porta il nome Extention Pack. Lo trovate qualche riga più in basso da dove avete scaricato VirtualBox, per la precisione qui.
Una volta che avrete installato VirtualBox, basterà fare doppio click sull’Extention Pack affinché venga aperto automaticamente da VirtualBox stesso e provveda lui all’installazione.
Quindi ripeto: prima installare VirtualBox; ad installazione terminata installare poi, l’Extention Pack.
Secondo step.
Se il disco o la chiavetta sono vergini andate in Applicazioni–>Utilituy ed avviate Utilità Disco. Inizializzate il device su cui volete installare il vostro linux, e create una sola partizione, tanto poi la dovrete cancellare al momento dell’installazione; io l’ho partizionata con il file system MsDos; ripeto: tanto la cancelleremo una volta avviata l’installazione.
Terzo step.
Avviamo VirtualBox e creiamo una macchina virtuale specificando che sarà una macchina Linux del tipo che decidete voi. Quando vi chiederà che disco volete creare date sempre invio accettando le risposte di default. Al momento di specificare la dimensione del disco, date una dimensione che volete, tanto il disco virtuale nemmeno lo utilizzeremo. Fate attenzione a configurare la nuova macchina virtuale come se davvero la voleste installare come una macchina virtuale: memoria per la scheda grafica, scheda/e di rete sia LAN che wi-fi, mouse o tavoletta, io uso un trackball usb ed ho settato un normale mouse e funziona benissimo.
Quello che è fondamentale che sia configurato, pena il fallimento dell’installazione, è il tab delle porte: dovete specificare che sono attive le usb e se solo 2.0 o anche 3.0, altrimenti rischiate che al momento di avviarsi il kernel non veda più l’usb e addio caricamento della macchina linux appena installata!!!
Questo è lo snap della configurazione della macchina temporanea che ho creato per installare la mia LinuxMint Mate su un disco esterno USB2 da 500GB:
Come vedete l’ho definita come una Ubuntu generica a 64bit, 2GB di ram, 4 processori, 128Mb di ram video, Accelerazione 3D abilitata; sul controller dischi ho il disco virtuale, che non useremo in realtà ripeto, il driver audio proposto di default, la scheda di rete che ho impostato come bridge sulla mia scheda di rete thunderbolt ed infine l’attivazione delle porte USB. Importantisimo: sulla seconda porta del controler disco, come cd, ho indicato il file ISO della mia distribuzione: se non la indicate, ovviamente non avrete nulla da installare !!
Quarto step.
Avviate la macchina virtuale appena creata: chiaramente lasciate partire il sistema in modalità live; una volta avviata la macchina, di solito, sul desktop comparirà una icona da cliccare per avviare l’installazione.
PRIMA di avviare l’installatore andate sul menù Dispositivi->USB di VirtualBox e selezionate l’unità, disco o chiavetta che sia, su cui volte installare linux. Nel mio caso era un disco da 500Gb. Questo passaggio serve a rendere visibile il disco in questione al sistema di installazione: se saltate questo passaggio, quando sarete nella fase di selezione del disco di destinazione per l’installazione di linux non vedrete il vostro disco/chiavetta e dovreste ricominciare tutto da capo.
Nota: Per fare si che il disco sia ‘agganciabile’ al vostro ambiente di installazione, non deve essere montato e disponibile per il Mac. Come sapete quando attaccate un disco esterno il sistema lo ‘monta’ automaticamente. Essendo già ‘montato’ VirtualBox ve lo elencherebbe, ma in grigetto impedendovi di selezionarlo; per cui prima di tentare di agganciarlo, ricordatevi di smontarlo dal Mac cliccando sulla freccia a destra del nome del disco che compare in Finder:
Per chi non fosse pratico la freccia a cui mi riferisco è quella nel cerchio rosso.
Solo dopo aver cliccato quella freccia il disco scomparirà dalla lista dischi montati e diventerà utilizzabile da VirtualBox per la vostra installazione.
Quinto step.
A questo punto fate partire l’installatore e proseguite come in una normale installazione di linux. L’unica accortezza che dovrete avere saranno le seguenti due:
al momento di scegliere come e dove installare la distribuzione, scegliete il disco giusto, mi raccomando: che non andiate a sovrascrivere il vostro disco Mac (di norma il disco Mac è /dev/sda) !!!
Una volta scelto il disco decidete, come meglio vi trovate, se usufruire del partizionamento automatico da parte dell’installatore o se volete partizionarlo a mano.
Nota: Io, di norma, opto sempre per la seconda possibilità: in questo modo posso mettere l’area di swap in cima; la partizione di boot, che viene letta di norma solo all’avvio ed in caso di aggiornamento del kernel, in fondo; ed in mezzo una, o più, partizioni a seconda del tipo di installazione che volete fare: una partizione unica per tutto, partizioni separate per sistema e utenti utente (/home), una partizione per i dati da scambiare con altre macchine (/dati) e cosi via.
L’unica cosa fondamentale, pena la mancata partenza all’avvio, e ricordarsi di istruire l’installatore affinché installi il GRUB nella radice del disco usato per l’installazione.
Per esempio se usate il disco /dev/sdd con le varia partizioni (occhio: di solito /dev/sda è il disco Mac per cui evitate di toccarlo!!), dovete specificare che GRUB va installato in /dev/sdd e non per esempio in /dev/sdd3 perché quella l’avete dedicata a /boot. Il loader DEVE stare nella radice del disco quindi, nel nostro esempio in /dev/sdd.
A questo punto proseguite con l’installazione sino alle fine. Vi verrà richiesto se volete proseguire a sperimentare il sistema in uso usufruendo del disco live o se volete riavviare per far partire il sistema appena installato: NON CLICCATE ‘RIAVVIA‘ !!!! Vi siete scordati che non abbiamo installato una macchina virtuale classica vero ??? 🙂
A questo punto resta da verificare se la nostra installazione sia andata a buon fine o meno, quindi:
spegnete (NON RIAVVIATE) la macchina virtuale;
uscite da VitualBox;
uscite da altre eventuali applicazioni aperte;
controllate il volume del vostro Mac: se non è abbastanza alto da sentire il ‘boing’ al riavvio, non saremo in grado di capire quando far partire il nostro nuovo disco con linux;
riavviate il vostro Mac;
appena sentiamo il ‘boing’, premete e tenete premuto il tasto ALT (quello centrale dei tre in basso sulla tastiera). Io uso sempre quello di sinistra, ma presumo che sia indifferente la posizione del tasto ALT usato se destro o sinistro;
mantenete premuto il tasto ALT, (se sollevate il dito riavviate il Mac di nuovo!!!) fino a che compare la schermata di oSX per la selezione del disco da usare per l’avvio e se avete fatto tutto bene avrete tre dischi elencanti; primo: un disco Mac; secondo: un disco di Ripristino per emergenza Mac; terzo: et le voilà: il vostro disco Linux!!
Non cercate di usare il mouse in questa fase: ne oSX ne Linux avrebbero ancora caricato il rispettivo driver. Usate i tasti freccia per selezionare il terzo disco e premete invio e attendete: tempo qualche secondo, a seconda che usiate USB3 o USB2 e dalla anzianità del disco USB (si sa che per fare queste prove di solito usiamo i dischi più vecchi eh eh eh ) e il vostro linux comincerà a sciorinare, sul monitor, le classiche righe di caricamento del kernel ed infine la GUI del vostro DE scelto in fase di installazione.
Piccola nota: perché usare VirtualBox e non far partire direttamente il CD di installazione sempre con il sistema Avvio-> Boing -> Pressione tasto ALT ?
Perché cosi i driver video, audio, scheda di rete, scheda wi-fi saranno quelli di VirtualBox e di conseguenza caricati senza fare storie. Chiaro: non saranno il massimo se volete attrezzare una stazione da gioco, ma per un uso Desktop o per sviluppo software, vi garantisco che funziona perfettamente.
Ultima cosa, che dovreste aver già intuito: in questo modo, questa chicca di disco installato con i driver di VirtualBox ,lo potete far partire su qualunque sistema Mac che abbia un età pari o più giovane del vostro; basterà usare sempre il sistema del tasto ALT dopo il ‘boing’ del (ri)avvio!!
E con questo è tutto!!!
Se vi serve qualche altra specifica, scrivetemi pure a jcurto CHIOCCIOLA protonmail PUNTO com e per quello che posso sarò lieto di rispondervi.
Buon divertimento !!
JC
P.S.: se avete, per sbaglio, definito il volume in fase di partizionamento come MBR il sistema di scansione in fase di boot (boot -> boing -> tasto ALT) del Mac non rileverà il vostro disco. Vi restano due soluzioni a questo problema:
Ripetete la procedura sopra descritta definendo il boot del disco come EFI;
oppure installare reFind, un boot loader che risolverà in un colpo solo tutti i problemi di rilevamento di qualunque sistema operativo in fase di boot.
Scrivendo spesso sul mio blog, ho cercato nel tempo qualche tool che rendesse meno tedioso scrivere un post. Usando blogspot, c’era ogni volta la noiosa sequenza da eseguire:
collegati al sito blogspot.com;
logarsi con la propria utenza;
selezonare il blog da usare per quel post;
scrivere il post con l’editor on line del servizio.
Stessa cosa per i blogs scritti in WordPress o una delle qualsiasi più note piattaforme di blogging.
Ho proavato vari tools, ma lavorando da diversi sitemi operativi, ogni volta dovevo usarne uno diverso, ed inotre spesso i vari tools erano specifici per la specifica piattaforma di blog; per di più, tentando la classica operazione di scrivere il pezzo in un editor e poi fare un bel copia incolla, spesso portava a risultati indicibili, specialmente se di mezzo c’erano immagini o filmati inseriti nell’articolo.
Alla fine sono approdato a ScribeFire. Questo tool in realtà è un plugin, esistente per la maggio parte dei browser più blasonati. Io lo trovo fatto piuttosto bene e con diversi punti a favore rispetto ad altre soluzioni, alcuni dei quali sono:
esiste per i seguenti broser: Firefox, Chrome, Safari, Opera;
il layout è mantenuto pratiacamente identico su tutti i broser e piattaforme;
permette la gestione di diversi blog dallo stesso ambiente;
permette l’edizione di vecchi post senza perderne la sequenza temporale;
diverse piattaforme di blogging supportate: Atom, WordPress, Blogger (blogspot), Thumblr, MetaWeblog, MovableType, Posteroue, LiveJournal e così via;
gestione dei template;
possibiltà di pubblicare o salvare come bozza;
gestione delle categorie;
scrittura da destra a sinistra;
apertura del plugin in stesso tab a metà pagina, in nuovo tab o nuova pagina;
possibilità di esportare/importare contenuti del blog e configurazioni del plugin;
possibilità di ‘monetizzare’ il vostro blog.
Insomma, le funzionalità sono tante e comode !!
Potete scaricare il plugin direttamente dal repository per i plugin dal vostro browser preferito.
Personalmente ormai lo uso da qualche tempo e mi ci trovo bene; ultimamente gli aggiornamenti non sono frequentissimi, ma pur restando come è almomento, lo ritengo un ottimo tool per qualsiasi blogger: sia ‘della domenica’ che per blogger professionisti.
Qui troverete due screen shot del plugin proprio mentre vi scrivo: