Oggi, su quasi tutti i giornali quotidiani, si trova in prima pagina la notizia di un ragazzo 14 enne che si è suicidato, pare, perché gay ed incapace di gestire la cosa. Subito è stata avviata una inchiesta perché si teme che il ragazzo sia stato oggetto di bullismo a scuola.
E subito si è creato il panico da “coscienza sporca” tra i nostri politici, primis in testa la presidente della camera. Adesso tutti si preoccupano del ritardo cronico per il passaggio alla camera della legge contro l’omofobia, che al suo interno, pare, includa anche dei provvedimenti contro il bullismo collegabile a questo argomento.
Ora, mi verrebbe da dire, “ma ai miei tempi queste cose non succedevano”. Di contro mi rispondo pensandoci un attimo ed il perché è piuttosto chiaro: ai miei tempi un ragazzino di 14 anni non sarebbe arrivato a pensarsi giù come un gay, e tanto meno si sarebbe mai sognato di dichiararsi in classe o ad amici o coetanei.
Cosa è cambiato da allora quindi? Abbiamo avuto l’emancipazione omosessuale che, per certi versi, ha portato molte buone cose, ma alcune decisamente non buone: chiaramente una di queste è proprio l’autocoscienza di rendersi conto di essere diversi in così giovane età.
E non mi si vena a dire che ai tempi questa autocoscienza c’era ma la si soffocava, non c’era proprio! Io a 14 anni credo non pensavo ancora nemmeno al sesso figuriamoci se mi ponevo il problema di che sesso mi sarebbe piaciuto in futuro.
Ma ormai la frittata è fatta, ed è di quelle per le quali non si può tornare indietro. Quindi come risolviamo il problema di questi ragazzini che si suicidano per motivi di questo genere? Si parlo al plurale perché sapete bene che questo non è il primo caso e temo, ahimè, che non sarà nemmeno l’ultimo.
Chi deve occuparsi di crescere i figli, facendoli affacciare, anche alla loro vita sessuale, senza che, qualunque sia l’orientamento, ne abbiano a soffrire? I genitori? Quelli che in questo paese ancora non sanno parlare di sesso liberamente nemmeno con il/la proprio/a partner? La scuola? Quella che negli ultimi 30 anni non è nemmeno riuscita ad inserire educazione sessuale nel percorso formativo dei nostri ragazzi? Uno psicologo? Che costa a seduta quanto la rata di una macchina nuova, e che comunque viene visto dai genitori stessi come ‘segnalatori’ della presenza di una malattia?
Insomma: servirebbero un’insieme di cose per poter evitare che succedano altri episodi del genere, e non credo che la semplice promulgazione di una legge, o di un decreto come sarà ora vista l’improvvisa urgenza, basti a risolvere il problema.
Badate bene: per me il problema non è l’omosessualità del/la ragazzo/a, ma come si trovano a viverla; attaccati dai bulli, incapaci di trovare il modo di confrontarsi con i genitori, non parliamo poi di appoggiarsi ad una figura di riferimento religiosa: povero lui se si confessasse da un prete: i rischi sarebbero due!! O il prete in questione lo martirizzerebbe per cercare di ‘farlo tornare etero’, o peggio cercherebbe di approfittare della situazione… ci siamo capiti a cosa mi riferisco vero??? Non serve che stia qui a dettagliare !!
Insomma sto ragazzino a chi si può rivolgere? Come ai miei tempi alle riviste, agli amici ed in più, rispetto a noi, ha anche internet. E sai che aiuto !!!
Internet in questo caso potrebbe essere di grande aiuto.. ma dico potrebbe perché, in ogni caso andrebbe guidato, accompagnato in una ricerca, anche puramente didattica, sulla questione. Troppo facile per i nostri ragazzetti finire in siti che tutto fanno tranne che aiutarti !!
I genitori potrebbero iniziarli all’argomento anche solo per la compressione della diversità già da piccoli. E non ditemi son troppo piccoli a 14 anni: se hanno l’età per suicidarsi, hanno anche l’età per capire la diversità, e nel caso li riguardi, incominciare ad accettarsi e magari aprirsi verso le famiglie.
Ma si.. già mi immagino la risposta di certi genitori che conosco con ragazzi di quella età: “Ma dai ti pare che mi metto a parlare di omosessualità con mio figlio?” … e rispondo io perché non dovresti farlo? Facendolo otterresti un risultato in entrambi i casi.
Se tuo figlio è etero, imparerà ad accettare chi è diverso da lui perché gli insegnerai che diverso non è; se invece tuo figlio e gay o bsx, capirà che i suoi genitori conoscono la questione e sono in grado di affrontarla.
Insomma, le soluzioni, partendo dal nucleo famigliare ci sarebbero, e scusatemi se la scuola non la prendo nemmeno in considerazione: la scuola dipende dallo stato il che vuol dire che aspettare un intervento da chi si fa i fatti propri per rubare quanto più possibile nel proprio mandato, quando non dipende dallo stato, di norma in questo paese, è gestita da preti, dai quali terrei mio figlio lontano miglia e miglia se non altro perché non impari da loro una mentalità di discriminazione e razzismo verso chi è diverso, non intendo di pelle, ma di orientamento sessuale o credo religioso, perché è questo che la chiesa fa se ci pensate un attimo!!!
Che altro dire: spero sempre di trovare, un giorno, un genitore che sospettando che il/la proprio/a figlio/a sia gay, mi interpelli chiedendomi consiglio su come affrontare la cosa, invece di fare gli struzzi della serie ‘ahh ma io ho tanti amici gay’, salvo poi evitare come la peste la questione con i propri figli.
Vostro/a figlio/a se è gay, non è difettato, rotto o guasto: è solo vostro figlio con la sua vita. Ne più ne meno!!!
JC
E subito si è creato il panico da “coscienza sporca” tra i nostri politici, primis in testa la presidente della camera. Adesso tutti si preoccupano del ritardo cronico per il passaggio alla camera della legge contro l’omofobia, che al suo interno, pare, includa anche dei provvedimenti contro il bullismo collegabile a questo argomento.
Ora, mi verrebbe da dire, “ma ai miei tempi queste cose non succedevano”. Di contro mi rispondo pensandoci un attimo ed il perché è piuttosto chiaro: ai miei tempi un ragazzino di 14 anni non sarebbe arrivato a pensarsi giù come un gay, e tanto meno si sarebbe mai sognato di dichiararsi in classe o ad amici o coetanei.
Cosa è cambiato da allora quindi? Abbiamo avuto l’emancipazione omosessuale che, per certi versi, ha portato molte buone cose, ma alcune decisamente non buone: chiaramente una di queste è proprio l’autocoscienza di rendersi conto di essere diversi in così giovane età.
E non mi si vena a dire che ai tempi questa autocoscienza c’era ma la si soffocava, non c’era proprio! Io a 14 anni credo non pensavo ancora nemmeno al sesso figuriamoci se mi ponevo il problema di che sesso mi sarebbe piaciuto in futuro.
Ma ormai la frittata è fatta, ed è di quelle per le quali non si può tornare indietro. Quindi come risolviamo il problema di questi ragazzini che si suicidano per motivi di questo genere? Si parlo al plurale perché sapete bene che questo non è il primo caso e temo, ahimè, che non sarà nemmeno l’ultimo.
Chi deve occuparsi di crescere i figli, facendoli affacciare, anche alla loro vita sessuale, senza che, qualunque sia l’orientamento, ne abbiano a soffrire? I genitori? Quelli che in questo paese ancora non sanno parlare di sesso liberamente nemmeno con il/la proprio/a partner? La scuola? Quella che negli ultimi 30 anni non è nemmeno riuscita ad inserire educazione sessuale nel percorso formativo dei nostri ragazzi? Uno psicologo? Che costa a seduta quanto la rata di una macchina nuova, e che comunque viene visto dai genitori stessi come ‘segnalatori’ della presenza di una malattia?
Insomma: servirebbero un’insieme di cose per poter evitare che succedano altri episodi del genere, e non credo che la semplice promulgazione di una legge, o di un decreto come sarà ora vista l’improvvisa urgenza, basti a risolvere il problema.
Badate bene: per me il problema non è l’omosessualità del/la ragazzo/a, ma come si trovano a viverla; attaccati dai bulli, incapaci di trovare il modo di confrontarsi con i genitori, non parliamo poi di appoggiarsi ad una figura di riferimento religiosa: povero lui se si confessasse da un prete: i rischi sarebbero due!! O il prete in questione lo martirizzerebbe per cercare di ‘farlo tornare etero’, o peggio cercherebbe di approfittare della situazione… ci siamo capiti a cosa mi riferisco vero??? Non serve che stia qui a dettagliare !!
Insomma sto ragazzino a chi si può rivolgere? Come ai miei tempi alle riviste, agli amici ed in più, rispetto a noi, ha anche internet. E sai che aiuto !!!
Internet in questo caso potrebbe essere di grande aiuto.. ma dico potrebbe perché, in ogni caso andrebbe guidato, accompagnato in una ricerca, anche puramente didattica, sulla questione. Troppo facile per i nostri ragazzetti finire in siti che tutto fanno tranne che aiutarti !!
I genitori potrebbero iniziarli all’argomento anche solo per la compressione della diversità già da piccoli. E non ditemi son troppo piccoli a 14 anni: se hanno l’età per suicidarsi, hanno anche l’età per capire la diversità, e nel caso li riguardi, incominciare ad accettarsi e magari aprirsi verso le famiglie.
Ma si.. già mi immagino la risposta di certi genitori che conosco con ragazzi di quella età: “Ma dai ti pare che mi metto a parlare di omosessualità con mio figlio?” … e rispondo io perché non dovresti farlo? Facendolo otterresti un risultato in entrambi i casi.
Se tuo figlio è etero, imparerà ad accettare chi è diverso da lui perché gli insegnerai che diverso non è; se invece tuo figlio e gay o bsx, capirà che i suoi genitori conoscono la questione e sono in grado di affrontarla.
Insomma, le soluzioni, partendo dal nucleo famigliare ci sarebbero, e scusatemi se la scuola non la prendo nemmeno in considerazione: la scuola dipende dallo stato il che vuol dire che aspettare un intervento da chi si fa i fatti propri per rubare quanto più possibile nel proprio mandato, quando non dipende dallo stato, di norma in questo paese, è gestita da preti, dai quali terrei mio figlio lontano miglia e miglia se non altro perché non impari da loro una mentalità di discriminazione e razzismo verso chi è diverso, non intendo di pelle, ma di orientamento sessuale o credo religioso, perché è questo che la chiesa fa se ci pensate un attimo!!!
Che altro dire: spero sempre di trovare, un giorno, un genitore che sospettando che il/la proprio/a figlio/a sia gay, mi interpelli chiedendomi consiglio su come affrontare la cosa, invece di fare gli struzzi della serie ‘ahh ma io ho tanti amici gay’, salvo poi evitare come la peste la questione con i propri figli.
Vostro/a figlio/a se è gay, non è difettato, rotto o guasto: è solo vostro figlio con la sua vita. Ne più ne meno!!!
JC
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