Stamattina, al risveglio, girovagando per i canali di Sky, mi sono imbattuto in un programma titolato Wedding Planner. Seguendo il programma mi son trovato a pensare, se in Italia diventerà mai possibile, se al posto degli sposi del programma ci fossimo stati io ed il mio uomo.
La sensazione è stata piacevole, quasi con un pizzico di melanconia per il fatto al momento, ancora, non sia possibile qui da noi. Ma l’idea dei preparativi, della scelta dell’abito, degli invitati, della scelta della luogo, la scelta dei fiori, delle fedi e così via mi ha messo un po’ di ansia: tante scelte da fare, tante decisioni da prendere. Anche se sicuramente sarebbero condivise con il mio compagno. Chi inviterebbe lui, chi inviterei io?
Insomma problemi che una normale coppia, in fase di preparativi matrimoniali, deve affrontare. Ma a loro differenza, per noi gay italiani, sarebbero una novità assoluta.
Premesso che vedo un nostro eventuale matrimonio, di tipo civile e non religioso, le differenze sarebbero poche in realtà, ma la prima domanda che mi sono posto è stata “ammettendo che da un teorico domani ci si possa sposare tra gay in Italia, chi dei due farebbe la proposta all’altro? Oppure saremmo più tradizionalisti e nonostante la nostra relazione di 17 anni, preferiremmo la versione prima fidanzamento ufficiale e poi matrimonio? “
Probabilmente, vista la mia nota modalità da “non perdiamo tempo”, farei la richiesta io stesso, il giorno prima dell’entrata in vigore di una legge che lo permettesse! Potrei altresì aspettare che fosse lui a farlo per non dargli l’impressione di essere sempre io a prendere l’iniziativa.
Insomma: le possibilità e variabili sarebbero tante, ma alla fin fine, visto che abbiamo una relazione da 17 anni e che conviviamo già da oltre 10, cosa cambierebbe per noi? A parte la cerimonia, le spese che ne deriverebbero, tutto resterebbe esattamente come adesso, almeno a livello di relazione.
Chiaro, a livello legale cambierebbe molto, ma mi domando, dopo aver letto un’articolo su internet dove si diceva che la dove, la legge lo permette, sono meno i matrimoni gay; alla fin fine, avere la possibilità di sposarsi, forse, non è il vero motore che spinge la gente a farlo.
Sentiamo, come LGBT la necessità di poterlo fare, quindi tutti quelli che hanno paura di autorizzare un legame come il matrimonio gay, dovrebbero alla fine considerare che se avessimo la
possibilità, come LGBT, non molti alla fine ne approfitterebbero.
possibilità, come LGBT, non molti alla fine ne approfitterebbero.
Allora ha senso ancora insistere nel cercare di impedire a tutti i costi una legge che permetta l’unione tra persone dello stesso sesso? Credo, alla fine, che su questa questione, valga il motto “voglio ciò che non posso avere”. E se è come la penso io, una volta avuta la possibilità di sposarsi, saremmo in pochi ad approfittarne davvero. Non dimentichiamo che, come motivazione a non farlo, c’è l’altissimo numero di divorzi nelle coppie etero, che hanno decisamente un’esperienza molto più vasta di noi sulla questione matrimonio!!
Insomma alla fine di questa elucubrazione, resto con più dubbi che certezze: l’unica certezza che mi resta, è che io lo farei: ma forse le motivazioni sarebbero più ideologiche che pratiche, e questo potrebbe essere un grave errore; alla fine a pensarci troppo uno, forse, inizia pensarci più che bene prima di fare questo passo.
Quello che mi resta, come curiosità, e come affronterebbero la novità gli appartenenti all’enclave LGBT cattolici a questa questione: mi piacerebbe confrontarmi con uno di loro e sentire come si comporterebbero se potessero sposarsi anche in chiesa.
Alla fine… più dubbi che certezze alla fine di questa mia piccola analisi.