Ciao Micia, gatta bastardina recuperata da una gattara della zona; quando ti portammo a casa, non pensavamo ci avresti fatto compagnia per ben dieci anni, ed invece così è stato, anche se, senza intervento di quella mano assassina, volontaria o meno, probabilmente saresti rimasta con noi per molto tempo ancora.
Eri piccola come uno scricciolo quando ti portammo a casa, una casa sicuramente diversa da quella a cui eri abitata: stavi in una casetta di campagna all’aperto con i tuoi fratellini e le tue sorelline, e ti sei trovata all’improvviso in un appartamento con due cagnoloni ed un altro gatto che non conoscevi;
Igor, un apparente burbero maschio di Rottweiler, che invece ti si palesò come un tenerone, tanto che ti ci affezionasti subito diventando, non dico la sua ombra, ma eri spesso nei suoi paraggi, nei momenti di maggiore insicurezza;
e Whity, una dolcissima e tenerissima femmina di Cane Corso, che ti prese subito sotto la sua zampa protettrice.
Poi c’era Ethan, i nostro gattone norvegese, che seppure a modo suo, anche lui ti prese in simpatia. Anche perché essendo un felino anche lui sapeva come raggiungerti laddove
ti rifugiavi i primi giorni per tare tranquilla 🙂
Insomma ti sei trovata scaraventata da una situazione in cui eri all’aperto con solo il tuo parentado felino, ad una situazione con diversi animali da imparare a conoscere.
L’unica cosa in comune con la vecchia casa era la presenza di essere umani che ti volevano bene, e che ti avevano scelto nonostante tu fossi una femminuccia, cosa che fece molto contenta la tua precedente umana perché sapeva bene che piazzare una femmina di gatto è decisamene più complicato che piazzare un maschio. Cosa in realtà poco comprensibile visto che chi procura più fastidi nel periodo dei calori son di certo i maschi e non le femmine.
Insomma tornammo a casa con te, e come ben sai, a causa dell’eterna nostra indecisione, non ti scegliemmo mai un nome, per cui sei rimasta col nome micia per tutta la tua vita!! Una vita tranquilla fatta delle tue scorribande notturne estive, delle tue litigate per il controllo del tuo piccolo territorio, delle tue sparizioni per un paio di giorni che ci mandavano immancabilmente in apprensione sebbene continuassimo a ripeterci:”… tanto lunedì ricomparirà”’; ed in effetti era così: probabilmente restavi chiusa da qualche parte durante il fine settimana, magari in qualche garage o cantina che qualcuno teneva aperto tutta la settimana, ma che serrava durante il week end.
L’avvicendarsi di altri cani e gatti in casa non ti ha mai creato problemi, forse solo la dipartita di Whity ti ha lasciato stranita: ancora ricordo come annusavi la sua cuccia, come cercavi i posti in cui la vedevi di solito nel palchetto qui fuori; e meno male che gli essere intelligenti che sanno provare delle emozioni siamo solo noi!!!
Anche con Tigro, nonostante come lo hai trattato i primi giorni, alla fine hai trovato un modo di convivere… insomma sei sempre stata una gatta dalla capacità di adattarsi e mille situazioni diverse: dal dormire sul lettone tra noi due, al girovagare tutta la notte in giro per il tuo territorio, controllando che altri gatti non tentassero di prendere il sopravvento. E tutto questo sino all’altro giorno… quando qualcuno, non so se per cattiveria o per stupidità, ha lasciato quell’antigelo li, all’aperto, a portata di voi gatti. I primi due non ce la fecero nemmeno a passare la notte, tu invece si vede che ne assumesti poco perché il tuo calvario è durato una settimana e più, prima che ci rendessimo conto del disastro avvenuto.
Ma perché i vicini che hanno subìto lo stesso dolore non ci hanno avvisato: ti avremmo portata dalla veterinaria subito, anche se apparentemente stavi bene e forse ce l’avresti fatta. Se ci avessero avvisati forse non avrei dovuto sopportare di vederti camminare come in preda ai fumi dell’alcool mentre invece erano i primi segni di danni cerebrali dovuti all’avvelenamento. Lucie ha fatto di tutto e di più per poterti aiutare; ha cercato di farmi capire quando finalmente usasti la cassettina che non dovevo ancora esultare, sebbene fosse stato un gran passo avanti che indicava che i reni ancora un po’ funzionavano; che dovevi iniziare a mangiare prima di cantare vittoria su quella mano assassina.
Ed in effetti aveva ragione lei: ho provato a portarti le tue crocchette preferite e la tua ciotola di sempre, e li ho capito che ormai non v’era più nulla da fare: nonostante Lucie non mi avesse detto nulla, ho visto da solo le tue convulsioni, chiaro sintomo di ormai, estesi, danni cerebrali; non miglioravi in realtà, ma contro ogni apparenza stavi peggiorando, e li ho preso la decisione, quella decisione che già in passato mi è capitato di dover prendere, e che ogni volta spero di non dover più affrontare. Addormentarti… che termine quasi poetico addormentarti, ed è anche veritiero visto che, prima dell’iniezione fatale, ti abbiamo fatto l’anestesia. Ma vedere poi l’ago perforarti il cuore, vedere il tuo respiro che si affievoliva, vedere le orecchie rilassarsi definitivamente, e per ultimo realizzare la mancanza di reazione al contatto dell’occhio, mi ha di nuovo stretto il cuore.
Ogni volta me lo ripeto:”Joe, ricordati che è un anime domestico: vivrà meno di te”. Ma ogni volta spero che accadrà quando sarà il momento perché è il momento, e non perché una malattia o peggio la cattiveria o la stupidità di un essere umano ti porti a quel momento.
Micia, che altro dirti, ovunque tu sia andata, sicuramente sei andata a stare meglio, e questa è l’unica consolazione che mi resta, oltre al tuo ricordo: un ricordo che, stai pur certa, si cementerà nel tempo, ma non sparirà mai!!
Buon viaggio Micia
JC