Leggendo in giro le notizie di oggi, mi domando se davvero i francesi, gli italiani come altri popoli europei, siano convinti che l’NSA non li avessero, e non stiano tutt’ora, spiando.
Cioè davvero, un paese con la mania di controllo come gli USA, credevano avrebbero ignorato i paesi europei? Non posso credere che davvero potessero pensare una cosa simile.
Gli stati uniti di sicuro non hanno alcun motivo di temere le reazioni di un paese come la Francia, l’Italia o la Germania. Hanno dimostrato, negli anni, che di cosa pensano gli altri stati, non gliene frega assolutamente nulla; cosa avrebbe dovuto essere diverso questa volta con PRISM? Quando pensano alla loro sicurezza, tutto il resto non ha importanza, o meglio, a loro parere, qualunque sia la reazione di questi altri paesini non ha importanza. In fin dei conti, dal loro punto di vista, chi sono gli italiani, i francesi ed i tedeschi? Solo paesi satelliti del loro impero, quindi che subiscano e non rompessero le palle!!
A voglia Letta di chiedere spiegazioni al segretario di stato USA, o che il nostro ministro per la privacy, pretenda chiarimenti e assicurazioni che la cosa venga interrotta subito e che non si ripeta; e meno che meno, secondo me, ha importanza la dichiarazione, sempre di oggi, di Obama nella quale afferma che in effetti sarebbe ora che cambino modo si operare verso i paesi “amici„,
Ma dai??? dopo 50 anni di trattamento da sudditi, adesso vorresti cambiare metodologia nel considerare e trattare con l’europa? Beh personalmente non ci credo nemmeno un po’ a queste affermazioni.
Secondo me continueranno ne più ne meno come hanno fatto sino ad ora: continueranno ad accusare Snowden di di amplificare i fatti, e continueranno a spiare chiunque pensino porti loro un vantaggio spiare .
Dunque che fare? Al solito tocca al singolo cercare di rendere all’NSA o al loro omologo britannico, più difficile e complicato farsi gli affari del singolo soggetto.
I mezzi non mancano, ma ahimè la cultura della protezione della nostra privacy si.
Dovrebbe diventare, quasi, uno standard usare darknet per navigare, usare tools come gpg per criptare tutta la nostra corrispondenza, usare mezzi adatti per i contatti immediati (IM) quindi abbandonando mezzi come skype o yahoo messenger per sistemi di contatto immediato a favore di sistemi di chat davvero crittografati dalla nostra tastiera al monitor del nostro corrispondente come Crypto.cat o TorChat o Bitcoin chat.
Come dicevo prima i mezzi non mancano: quello che manca è la cultura. D’altronde gli oppositori dell’uso di comunicazioni, non in chiaro, usano sempre lo stesso argomento: “se non hai nulla da nascondere perché crittografare le tue comunicazioni ??„
Non è questione di aver qualcosa da nascondere, anche se dati come il mio numero di carta di credito o le mie password per l’accesso al mio home banking, se permetti, gradirei che non fossero di pubblico dominio!! É una questione di privacy: i miei dati devono restare solo miei, punto!
Noi che già promuoviamo questo stile di vita abbiamo il compito di “evangelizzare„ gli altri a mio parere: senza essere saccenti, o superiori; ci si deve presentare solo come chi ha maggior esperienza e che, di conseguenza, può insegnare ad altri come proteggersi da PRIMS o qualunque altra schifezza simile.
A dire il vero, per chi bazzica l’IT anche come lavoro questo atteggiamento evangelico andrebbe usato anche con i nostri clienti: le aziende, alla fin fine, sono quelle che più rischiano a livello di spionaggio industriale; per cui, secondo me, son quelli che invece proprio per primi dovrebbero prendere in considerazione questo stile di vita per le comunicazioni anche in ambiente di lavoro.
Pensate inoltre a quale guadagno andrebbero incontro le darknet a livello di risorse, se ogni azienda mettesse a disposizione un proprio computer linux o XP, quindi una macchina anche vecchia e piccola, per aumentare le risorse della darknet stessa.
Parlo di TOR che meglio conosco, un’azienda non dovrebbe certamente essere un exit-relay, ma potrebbe tranquillamente fare da non-exit-relay dando così risorse senza per questo avere i rischi di un exit relay.
Insomma questa cultura dell’auto protezione, dovrebbe prendere piede: e tocca a noi, che siamo del settore, fare in modo che succeda: anche solo con il passa parola si può fare molto, e personalmente è una cosa che già faccio da diversi anni per amici e conoscenti, e da qualche tempo anche verso i miei clienti.
A.G.