ownCloud and NextCloud : maximum file upload size limit (EN version)

After installing and testing this cloud service on a server of mine on internet, I find a noisy problem: when I try uploading a file bigger than 512Mb the cloud service stop uploading.
Considering that a lot of people uses cloud services as backup for pics and videos, I found out this limit really frustating.

I have not found the way to change this limit via web interface, so I do it via console, on the server where ownCloud was installed.

As first thing I verified limits set up in /etc/php5/apach2/php.ini:

1.    upload_max_filesize should be set more than default 512mb: I set to 1024M
2.    post_max_size should be set more than default 512mb: I set to 1024M
3.    upload_tmp_dir must point to a valid read/write access directory: I set to /tmp

Once done, I reloaded apache2 config files, as usual, with service apache2 reload, but the change to upload_max_filesize seems have no effect and ownCloud still refuse to load file bigger than 512mb

So I gave a look to the ownCloud specific .htaccess file, you find it in the root of the owncloud installation dir, on ubuntu system it is at /var/www/owncloud/.htaccess.
You must edit the line php_value upload_max_filesize 512M to the value you set in apache php.ini or smaller. I set both to 1024M and not to 1G couse I found no info on notation usable in the ownCloud documentation. So I kept the original notation.

At https://secure.php.net/manual/en/ini.core.php#ini.post-max-size found info about size notation: 

PHP allows shortcuts for byte values, including K (kilo), M (mega) and G (giga). PHP will do the conversions automatically if you use any of these. Be careful not to exceed the 32 bit signed integer limit (if you’re using 32bit versions) as it will cause your script to fail.

The last problem is that after the modification, in the webclient the uploadable maximum size reported was still 512Mb.

On truth it was false, couse I already uploaded files larger than  512Mb after the modification I reported above.
In any case to solve this problem, again edit .htaccess file on the line php_value post_max_size to the corresponding upload_max_filesize value. Once done also this problem is solved.

Hope this can help anyone who finds 512Mb too small as upload limit.

Connessione automatica di apparato bluetooth all’avvio di un Linux Debian/Ubuntu based

Non capiterà a molti, ma può succedere di avere un mouse o una tavoletta di puntamento collegati via bluetooth al vostro sistema Ubuntu, o Linux bastato su Debian/Ubuntu in generale.

Come avrete sperimentato, si deve: avviare il demone bluetooth a mano e fargli riconoscere e fare il paring la prima volta con l’apparecchio.
La cosa noiosa, è che ad ogni riavvio del sistema si deve
  1. partire con un mouse usb collegato
  2. attivare la connessione dell’apparecchio bluetooth a mano tramite l’icona in basso a destra
  3. scollegare il mouse usb.
 
Beh questo non è del tutto vero: esiste, come quasi sempre, una soluzione per automatizzare la connessione del vostro apparato bluetooth all’avvio del sistema, ed ora vediamo come.
Innanzi tutto ci serve che sia installato il pacchetto bluez-compat:possiamoinstallarlo sia dal gestore pacchetti o più velocemente, secondo me, dalla console lanciando il solito comando sudo apt-get install bluez-compat.
Fatto questo dobbiamo conoscere l’indirizzo MAC(1)dell’apparecchio che ci interessa. Se abbiamo già collegato una volta l’apparecchio in questione possiamo ricavarlo direttamente dal gestore bluetooth: aprendolo troviamo le informazioni riguardante l’apparecchio con incluso il suo indirizzo MAC(1)tipo 28:37:37:2B:0E:26. Attenzione: a volte l’indirizzo MAC(1)viene proposto come 28-37-37-2B-0E-26. Fosse anche sostituite, nel prossimo passaggio il carattere (meno) con il carattere (due punti)ed andrà benissimo.
Se non riusciamo a trovarloin questo modo possiamo farlo usando il comando hidddalla console, eseguite:
hidd –search
Che vi darà una lista degli apparati bluetooth collegati almeno una volta al sistema. Se non lo trovate nemmeno li cercatelo tramite il comando dmesgsempre da console.
A questo punto dobbiamo modificare il file /etc/rc.localperché questo file si occupa di caricare quello che indichiamo durante il boot del sistema.
 
Il file, se non lo avete mai modificato si presenterà così:
#!/bin/sh -e
#
# rc.local
#
# This script is executed at the end of each multiuser runlevel.
# Make sure that the script will “exit 0” on success or any other
# value on error.
#
# In order to enable or disable this script just change the execution
# bits.
#
# By default this script does nothing.
 
Exit 0
 
Come dice la riga, nel file stesso questo scritp, così com’è non fa nulla, ma modificandolo aggiungendo la riga :
hidd –server –connect 28:37:37:2B:0E:26
PRIMAdella riga finale che riporta Exit 0farà esattamente quello che ci serve, ossia attiverà il nostro apparecchio bluetooth automaticamente: questo eviterà la noiosa procedura del dover avviare il nostro Linux con un mouse usb collegato, collegare a mano il nostro apparato bluetooth ed infine scollegare il mouse usb. Dopo la nostramodifica il file /etc/rc.local apparirà così:
#!/bin/sh -e
#
# rc.local
#
# This script is executed at the end of each multiuser runlevel.
# Make sure that the script will “exit 0” on success or any other
# value on error.
#
# In order to enable or disable this script just change the execution
# bits.
#
# By default this script does nothing.
 
hidd –server –connect 28:37:37:2B:0E:26
 
exit 0
 
Come vedete l’unica, ma sostanziale, differenza è la riga in cui viene chiamato il comando hidd –server –connect xx:xx:xx:xx:xx:xx.
NOTA: l’indirizzo MAC(1)che ho usato, 28:37:37:2B:0E:26, è chiaramente quello del mio apparato; voi dovrete usare quello che avete rilevato dal vostro sistema in quanto collegato al vostro apparato.
E questo è tutto: da questo momento al riavvio, se l’apparato bluetooth sarà acceso, il sistema lo riconoscerà e di conseguenza lo renderà attivo e disponibile. 
JC
 

Configurazione scheda di rete con IP STATICO su KDE

Il problema fondamentale della configurazione di un IP statico in KDE è dovuto fondamentalmente a quel maledetto gestore di rete integrato, che per non so quale motivo, ed ho perso anche troppo tempo ad indagare, non si riesce a configurare come uno vorrebbe.
 
Di pagine su internet su come configurare un IP statico sotto debian/ubuntu ce ne sono a bizzeffe, ma purtroppo a causa proprio di quel maledetto gestore di rete integrato, non funzionano. La mia soluzione è stata aggiungere una riga alle istruzioni solite di configurazioni di ip statico per debian/ubuntu.
 
Vediamo adesso tutti i passi:
 
  • Prima di tutto dobbiamo eseguire in un terminale il comando ifconfig questo ci servirà dopo durante la configurazione;
  • DISABILITARE il gestore di rete per la parte che ci riguarda: nel mio caso la rete via cavo; ossia clicchiamo sul pulsante ‘Disconnetti’ a fianco alla chiave inglese sulla riga della nostra connessione;
  • apriamo il nostro bel terminale;
  • andiamo in utente root per non dare sudo ad ogni comando: su – root (nel caso non abbiamo configurato una password per root allora TUTTI i comandi che leggerete dovranno essere anticipati dalla parola sudo. Quindi se vedete un vi /etc/resolv.conf e non potete farlo da root direttamente scriverete sudo vi /etc/resolv.conf; chiarito questo, andiamo avanti).
  • prima di tutto configuriamo in maniera permanente il nostro DNS Server. Se, come di solito consigliato, modificate il file /etc/resolv.conf non otterrete nulla perché questo file viene riscritto, ad ogni avvio, da una quaterna di file che sono presenti in /etc/resolvconf/resolv.conf.d/ essi sono:base, head, original e tail. Quello che interessa noi è Head. Lo modifichiamo con il nostro editor preferito, io uso vi, ma qualunque editor che gestisca testo puro va benissimo, e lo modifichiamo mi questo modo:
          /etc/resolvconf/resolv.conf.d/head
  • la voce search se sapete cosa sia, compilatela, altrimenti non mettetecela proprio. L’ordine d’uso dei server DNS elencati e dall’alto verso il basso: se il primo incontrato non risponde viene interpellato il secondo e così via. 
  • Sistemato questo passiamo alla definizione di rete, per farlo dobbiamo modificare il file /etc/networks/interfaces; ricordate il comando ifconfig che abbiamo eseguito all’inizio ? Bene da li prendiamo il nome della nostra scheda di rete, nel mio caso eth0, e configuriamo il file in questo modo:
        /etc/network/interfaces
  • La parte che ci interessa è quella dalla riga auto eth0 in giù compresa; chiaramente modificate l’ip, la netmask, il gateway, la network, il broadcast e dns-servers a seconda delle vostre necessità. Nota per la riga dns-nameserver: potete mettere più di un server in coda usando la virgola tra i vari ip, ma tenete a mente che se aggiungete più di un server DNS DOVETE aggiungere una lettera s al comando dns-namserver. Quindi se decidete di usare i due server di OpenDNS la riga sarà dns-namservers 208.67.200.200,208.67.222.222 Occhio: se non mettete la S in caso di più server o la mettete con un solo server durante l’inizializzazione della scheda di rete vi darà un errore.
  • A questo punto tutti i manuali dicono che la cosa è fatta!! Riavviate e … non funziona !!! Da questo punto ci ho messo delle ore a trovare una soluzione, e l’unica che ho trovato è la seguente: dovrete aggiungere al file /etc/hosts una riga in cui assegnate al vostro ip statico il vostro hostname. Non farlo, come facevo io seguendo le mille guide trovate in internet vi farà perdere solo tempo e pazienza: non so perché questa cosa risolve il problema però funziona!! Quindi se nel file /etc/networks/interfaces avete dichiarato address 192.168.1.130 dovete aggiungere nel file /etc/hosts una riga, consiglio appena sotto quella dichiarativa di 127.0.0.1 che è presente sempre, la riga 192.168.1.130 il_vostro_hostname. Voi mi chiederete « e dove diavolo lo trovo il mio hostname?». Semplicissimo: nel terminale digitate il comando hostname -a il risultato sarà il vostro hostname che userete nel file /etc/hosts.
  • A questo punto, e solo ora, potrete riavviare il vostro sistema ed avere configurato l’ip statico come volevate voi!!!! Ricordatevi che se in futuro cambierete il vostro hostname dovrete aggiornarlo di conseguenza nel file /etc/hosts altrimenti sarete di nuovo senza rete.
  • Per quanto riguarda il maledetto gestore di rete KDE non vi preoccupate se al riavvio avrà un punto di domanda in baso a destraKde-networkmanager: è perché lui non ha più il comando: fregatevene!!!!
 
Questo è quanto: è l’unico workaround che sono riuscito a metter in piedi per gestire un IP statico usando KDE. Esisterà magari una soluzione più elegante, ma io non l’ho trovata: ho tentato di configurare il gestore di rete di KDE in tutti i modi possibili, ma non son mai riuscito a fargli fare quello che volevo io. Per cui questa è la mia soluzione. Se ne trovate una più elegante: ben venga!!
 
JC

Osx: vedere e non vedere in Finder file nascosti e cartella Libreria

Capita spesso, agli utenti Mac, di aver bisogno di vedere nel Finder, il file manager di Osx, i file nascosti, quelli prefissati da un punto come .bash-history, oppure la cartella Libreria nella propria home.
 
Google è piena di pagine che indicano la soluzione con l’uso di comandi da dare nel terminale, e dove possibile invece, le sequenze di comandi da dare attraverso la GUI.
Molti utenti del mondo Mac però non sono degli smanettoni per cui chiedere loro di “manovrare dal terminale” crea un certo disagio. Per altri che invece abbisognano spesso di modificare queste opzioni il dover accedere al terminale e dare e ridare il comando di continuo può essere noioso: almeno lo è diventato per me alla lunga.
Così mi son deciso di creare un paio di scritp che restando nel contesto della GUI di Mac aiuti a sveltire la cosa; i due scritp sono rispettivamente:
    1. VisualizzaFileNascosti
    2. VisualizzaLibreria
I nomi son auto esplicativi direi: il primo fa lo switch tra il vedere non vedere nelle finestre di Finder i file nascosti, il secondo invece fa lo switch tra il vedere o meno la cartella Libreria della propria home.
 
Ho creato il tutto via AppleScript, che tra le altre cose permette di creare, a lavoro finito, una applicazione a tutti gli effetti. Ho depositato queste due applicazioni nella cartella Applicazioni locale, quella nella mia cartella $HOME, ma nulla impedisce di installarli nella cartella Applications di sistema sotto la root.
I due script permettono di variare lo status attuale o di uscire senza modificare nulla, questi due snapshot:
 
 
 
 

Nella cartella, che ho condivisa, ci son sia il sorgente degli scritp che i dmg per l’installazione, creati dal comodo App2Dmg, che permette di creare il classico DMG di installazione da una cartella applicazione esistente.
La cartella da cui scaricare sia i sorgenti che i due dmg è la seguente:  http://joevr.mooo.com/owncloud/index.php/s/FEno18ViGjbUR0x 

Se a qualcuno può interessare scarichi pure: senno lasciate pure li 🙂

JC

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Utilizzo di Cubby da Linux (Ubuntu e derivate)

 

Cubby, un nuovo tool per le condivisioni in cloud, simile a DropBox, ma con un occhio più attento alla sicurezza,

Per gli utenti linux, non esiste al momento un client dedicato, ma si può rimediare in questo modo per ora:

Dal gestore file, dolphin, clicca su Rete, poi su Aggiungi cartella di rete;  a quel punto selezioni webdav e nella finestra successiva dai nell’ordine le seguenti info:
 
  1. Nome: quello che ti pare
  2. Utente: l’email con cui ti sei registrato su Cubby
  3. Server: webdav.cubby.com
  4. Porta: 443
  5. Cartella: / oppure la sotto cartella che vuoi sia la root locale
  6. Utilizza cifratura: flaggala per avere connessione in SSL

 

 
A questo punto si collega e funziona, provato e tutto ok.
 
Ho provato sia a leggere che a modificare un file che ad inserirne uno nuovo e funziona tutto bene.
 
Se volete iscrivervi cortesemente usate questo link, che mi darà spazio in più per ogni vostra registrazione: https://cub.by/i/01_xBXc_cdcG03
 
JC

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Amoeba Modular USB Flash Drive

Per adesso è solo un concept, ma l’idea è molto valida e non mancherà molto allo sviluppo. Il progetto del designer Hyunsoo Song consiste nel fornire una serie di chiavette modulari impilabili a piacimento, ogni una con la propria funzione ad esempio su un modulo ci si mettono le foto, su un altro modulo gli MP3 su un altro ancora i miei documenti, oppure si possono fare aggregazioni concettuali di altro tipo: giochi, ufficio, personale.

Personalmente stavo già pensando ad una bella serie di sistemi oprativi: uno per modulo… solo no so quanti moduli si possano agganciare in tutto…











JC

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