Test sull’uso del metodo Pomodoro.

App Pomodoro

Quando c’è qualcosa di nuovo perché non sperimentarlo?


Scrivo da anni, per me stesso, e da relativamente poco, anche per altri lettori. Di base, scrivo sui miei blog, a volte rispondo a commenti sui social. Scrivevo anche sulla piattaforma Medium.com, ma se all’inizio è stata un’avventura interessante, con il passare del tempo, e gli stravolgimenti delle regole del sito, alla fine le uniche due attività possibili, almeno per me che scrivo in italiano, erano:

  1. Importare un articolo da uno dei blog;
  2. Commentare articoli di altri scrittori anglofoni della piattaforma.

Insomma alla fine ho deciso che stare su una piattaforma solo per avere dei duplicati dei miei lavori, non aveva più senso. All’invio ne aveva: c’era una discreta comunità italiana, ma adesso di italiani, ed intendo che scrivono sulla piattaforma, si e no saremo stati 7/9 in tutto. Da qui la decisione di mettere in atto un’azione che avevo in testa ormai da tanto: ho cancellato tutti i miei lavori da Medium ed ho cancellato l’utenza. Fine! Non è stato così doloroso come temevo, tutto sommato.

Adesso posso concentrarmi sui miei blog, senza passare ore a leggere stupidaggini in americano.

E visto che anno nuovo, vita nuova, ho preparato lo scheletro del nuovo libero, ed ho cominciato a creare i primi capitoli. Nel farlo però mi sono posto la domanda: se tantissimi utenti usano il meccanismo Pomodoro ci sarà bene qualche beneficio a farlo, allora perché non provare, se non altro per capire se potessi guadagnare qualche beneficio pure io.

Per chi non sa cosa sia la metodologia Pomodoro ecco un estratto dalla pagina wiki sull’argomento:

Tecnica del pomodoro
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
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Un timer da cucina a forma di pomodoro, da cui il metodo prende il suo nome.
La tecnica del pomodoro è un metodo per gestire il tempo sviluppato da Francesco Cirillo alla fine degli anni 1980.[1] La tecnica utilizza un timer per suddividere il lavoro in intervalli, tradizionalmente lunghi 25 minuti, separati da brevi pause. Ogni intervallo è noto come “pomodoro”, riferendosi alla forma del timer da cucina a forma di pomodoro che Cirillo usava quando era uno studente universitario.

La tecnica è stata ampiamente diffusa da app e siti web che forniscono timer e istruzioni su come metterla in pratica. Strettamente correlata a concetti come il timeboxing e lo sviluppo iterativo e incrementale utilizzati nella progettazione del software, questo metodo è stato adottato anche in contesti di pair programming.[4]

Potete trovare qui la pagina completa del wiki, in italiano.

Il fatto che molti siti forniscano l’attrezzatura necessaria, e che siano state sviluppate molte applicazioni per permettere di seguire questo metodo, mi ha fatto pensare che sperimentarla era, se non altro, un modo per capire se la mia scrittura potesse giovarne o meno.

Indi, mi sono scaricato una app qualsiasi a riguardo, nel mio caso Tomato One, visto che per la scrittura uso Mac chiaramente ho scelto una app dal loro store, ma ne esistono per Windows e per Linux, ed a dirla tutta basta l’onnipresente applicazione di count down, di un qualsiasi cellulare, per poter sperimentare come metodo.

Ho configurato, seguendo le istruzioni di Francesco Cirillo, ideatore del metodo di cui trovate una breve biografia qui, ed ho provato ad usarlo per qualche ora.

Configurazione


Per fare il mio testo ho configurato l’app in questo modo:

Ho pensato di iniziare con valori più bassi di quelli indicati, come standard, per vedere come mi trovavo…

Risultati


Devo dire che ho cercato di essere il più scevro possibile da preconcetti, su questa metodologia, ma non mi ha dato i risultati che molti, invece, asseriscono riuscire ad ottenere: ho provato sia con il contatore a vista, che non visibile, durante la fase di scrittura, ma la sola idea di dover interrompere nel momento in cui squilla il pomodoro, mi ha inibito quasi totalmente il famoso flusso di scrittura. Se di solito traccio uno schema molto sintetico del capitolo, e poi lo sviluppo mano mano che scrivo, con il pomodoro in funzione, non sono riuscito a scrivere un granché. Sembravo quasi nello stato di blocco dello scrittore, e come sensazione, di sicuro, non è il massimo!

Do per scontato che altri potranno godere dei vantaggi di questo metodo, ma pare non funzionare per me. Il che ci sta nell’ordine delle cose: ognuno sviluppa, con il tempo, il proprio modo di scrivere, i propri tempi, il proprio flusso narrativo. Forse, se avessi iniziato da subito ad usarlo, come metodo, mi sarebbe stato anche di aiuto. Al momento invece, per me ribadisco, è solo d’impaccio. Funziona decentemente solo ignoro le pause, e di conseguenza le sessioni di scrittura scandite dal pomodoro.

Diciamo che il mio era un test: leggendo di tanta gente che osannava il metodo, mi son domandato se mi stavo perdendo, io, qualche cosa a non usarlo. Invece no: il mio metodo, su di me ovvio, funziona in modo egregio, e forse dopo qualche anno di scrittura, non ha molto senso tentare di impormi un nuovo metodo di lavoro.

 

J.C.

Ho seguito un utente particolare per diverse settimane: e guardate cosa è successo !!!

Capirete solo se avrete la pazienza di leggere tutto il post.


Era un po’ che ci stavo pensando, ma dopo aver letto questo post, di Shaunta Grimes ero ancora più in dubbio, perché molta gente, quasi per certo, avrebbe pensato ad un post di una (io) persona invidiosa, livida per i suoi risultati etc etc, ma non è così: la mia è solo una valutazione nata da considerazioni originatesi in date molto antecedenti al suo post originale e, devo ammettere sinceramente, rinforzata dal suo ultimo post.

L’idea originale di questo post mi venne, scorrendo i titoli dei post in generale, senza uno schema preciso, come si fa appena arrivati in un ambiente nuovo, ed avevo notato questa cosa, ma mi dissi che sarei stato un folle ad affrontate l’argomento appena iscritto, per cui rimandai la cosa segandomela come da fare; oggi, però, apro Medium e vedo il post di Shaunta Grimes e mi son detto: «Ok, adesso basta: sei iscritto da abbastanza tempo da poter affrontare la questione, per cui tastiera sotto le dita e datti da fare!!!»

Allora il mio cruccio alla fine qual’è? Cruccio nel senso che mi lascia quella sensazione di sottofondo che mi infastidisce, mi disturba, mi fa sentire preso in giro, tanto che se non avessi letto il suo primo post in merito, non avrei letto il secondo: i titoli dei post scritti come ami da pesca a strascico!! Ahh finalmente l’ho scritto !!!

Vedo in Medium, e mi stupisce visto il tipo di sito per cui viene spacciato, ossia un sito per scrittori, sempre più titoli ad esca. Sapete cosa intendo vero ? Titoli come: «I blogged every day for 60 days. Here’s what happened.», oppure più fantasioso titolo del post precedente sullo stesso argomento: «I blogged every day for a month. Here’s what happened.». Chiaramente non è certo solo lei che usa questa tecnica di pesca di boccaloni a strascico: lo fanno in tanti, ma lo scopo?

Cioè fatemi capire questa benedetta Shaunta Grimes che scrive a fare? Solo per sbandierare le statistiche ai quattro venti ?

Se avete letto il suo post precedente avete capito come opera:

  • va su quora.com
  • cerca la domanda più richiesta del giorno / settimana /mese
  • scrive un post su quell’argomento
  • pubblica.

Allora, a parte il fatto che sta donna deve essere un pozzo di scienza: non è mica da tutti scrivere su tutto, e di tutto, con cognizione di causa!!

Trovo il metodo piuttosto squallido comunque: per me fare questo tipo di pubblicazione vuol dire che di tuo non hai nulla da dire, ti devi appoggiare alle domande di altri per avere un argomento su cui generare un post.

Praticamente pubblichi a richiesta: la domanda più in voga ottiene un post.

Poi sinceramente a me che hai vinto un invito, a non so che conferenza, non è che interessi più di tanto.

Voi mi direte, ma se ti sta così antipatica perché la segui ? Infatti non la seguo, è che avevo letto il post precedente ed ho voluto verificare se stava seguendo lo stesso metodo, cosa che ha confermato. Potrebbe essere stato un caso, direte voi… eh no … guadate un po’ il meccanismo dei suoi titoli:

Ora fateci caso: quante volte compare howto nelle sue diverse varianti?

Quale volte compare come prima cosa sul titolo un numero con a seguito il verbo must oppure will ?

Quante volte un titolo termina con Here’s whats happened ?

Ed infine, ma questa possono capirla solo chi è di madre lingua, l’uso dei verbi nella continuous form, quelli che terminano in ing per i profani. Per chi è di madre lingua, è provato, che l’uso della forma ing in un titolo spinge gli anglofoni a sentire un senso si urgenza di andare a leggere cosa è associato a qualcosa in evoluzione immediata.

Insomma questi trucchetti per la pesca a strascico, per attirare frotte di lettori, la conosciamo bene o male tutti noi che si fa blogging da un po’ ormai.

Quel che mi domando e come tanta gente ancora ci caschi.

Prendete l’ultimo post (che guarda caso termina proprio con « Here’s whats happened» ) alla fine cosa c’è dentro il post? Una serie infinta di statistiche, per altro non verificabili, di nuovi lettori, di nuovi followers, di nuovi iscritti alla mailinglist. A dire il vero tutte cose già scritte e ripetute in suoi precedenti post. Per cui non solo pesca a strascico, ma ti rifila pure il il piatto del giorno prima !!!

Ripeto: io contro Shaunta Grimes non ho assolutamente nulla, a parte il fastidio nel vederle usare un sistema da marketing puro per una tipologia di contenuti, in un posto dove proprio non dovrebbe ossia su Medium.com.

Lei, comunque, è solo uno dei casi… fate una ricerca per HowTo oppure How To e poi scorrete la lista delle cose scritte da chi usa questi metodi: vi comparirà, come risultato, che molto spesso è una parola/frase che compare nel 90% dei loro titoli di post.

Ribadisco certi trucchetti li conosciamo tutti, ma credo davvero che in medium.com non ce ne sia di bisogno!!! Specialmente quando al titolo roboante non segue un contenuto che valga la pena di essere letto !!!

Ahhh e scusatemi per il titolo del post 🙂 Chiaramente è uno sfottò nei confronti di chi, qui dentro, fa marketing invece che produrre materiale interessante da leggere!!

Ed adesso forza… caricatemi di m***a 🙂

A proposito del blocco di Amazon S3: il cloud scofitto dall’errore umano.

A dire il vero nessuno, e tu si proprio tu hai detto che ti sta bene!!

Stavo leggendo questo post, ed i suoi divertentissimi commenti, tocca spallarsi un po’ a leggere tre pagine di discussione solite tra chi dice qualcosa di sensato e chi trolla per il gusto di farlo.

Però un problema c’è in effetti: la mancata responsabilità, che noi accettiamo quando mettiamo la famosa spunta sulla voce Accetto le condizioni d’uso che l’azienda ci impone.

Il 99,9% degli utenti che usano questi servizi, non leggono fino in fondo le famose condizioni che sono accettate, con quel veloce gesto di applicare una spunta. Lo facessero saprebbero che in caso di malfunzionamento non potrebbero rivalersi su niente e nessuno!! E quando, immancabilmente, avviene il disastro, tutti a gridare allo scandalo!!

Uno scandalo potremmo dire esiste: il fatto che orami molte piattaforme, inclusa Amazon, abbiano on line dati di applicazioni, siti interi eccetera eccetera, creano grossi scompigli quando fanno i danni, per errore umano, in questo caso pure conclamato. Perché non devono risponderne? Solo perché hai accettato bovinamente questo tipo di situazione? Direi di si. Se vuoi evitare di trovarti con le brache calate hai due sole soluzioni:

  1. Affidarti ad un servizio a pagamento, che nel proprio contratto abbia delle penali da pagare in caso di mancata erogazione del servizio.
  2. Installarti un tuo cloud privato ed utilizzarlo per quello che ti serve.

Nel primo caso direi cadono tutti quelli che hanno necessità operative imposte, vedi certi tipi di aziende che hanno per normativa l’obbligo della gestione del Disaster-Recovery: o ti appoggi a chi ha le strutture necessarie certificate, tipo ISO, o il Disaster-Recovery non viene considerato valido come normativa, sto parlando dell’Italia ovviamente.

Nel secondo caso le possibilità sono diverse, e tutte economicamente accettabili, tipo:

  • Un vecchio pc con installato uno dei tanti sistemi di Cloud privato come OwnCloud, o NextCloud. Sono soluzioni facili da implementare, e comode sia in versione domestica, ossia a casa vostra dietro il modem, o su una qualsiasi macchina su internet se prevedete terremoti, incendi, alluvioni o quant’altro possa distruggervi casa!! Chiaro la seconda ha un costo aggiuntivo, ma nulla di che.
  • Se dobbiamo salvare solo dei dati, diciamo sino a 50GB, sono la pezzatura massima per il servizio gratuito fornito da Mega & Co, ma esistono servizi con tagli più piccoli a vostra scelta come Dropbox, One Drive, GoogleDrive, i servizi citati di sincronia dati possono risultare una gran bella comodità. Costo zero, unica necessità una connessione internet al primo avvio e poi, una volta ogni tanto per sincronizzare i dati locali con quelli remoti.

C’è da ricordare una cosa però nell’usare i servizi di sincronia su internet appena citati: i dati non sono più solo su macchine vostre. Questa cosa dovete tenerla a mente. Escluso Mega, i dati sui server sono leggibili dai fornitori del servizio, quindi sappiate che potrebbero, anche se giurano che non lo faranno mai, farsi gli affari vostri. Pensate a Google ed il suo GoogleDrive: credete davvero che sia un caso che voi ci mettete dati con delle ricerche che avete fatto ed iniziano a piovere pubblicità simili in casella di posta?

Per Mega la cosa è un tantino diversa in quanto i dati sono crittografati con una chiave assegnata solo a voi, a tal proposito se usate Mega ricordatevi di scaricarvi la vostra chiave e metterla da parte come vi viene consigliato!

Questo comporta che i dati sono in chiaro solo una volta trasferiti verso di voi; quando invece viaggiano verso i server di Mega e sono stoccati li, lo sono in stati crittografati e quindi illeggibili da chicchessia. 

Io per si e per no, periodicamente genero una chiave nuova: se proprio vogliono provarci a decodificarli allora che ci sudino!!

Se comunque avete dei dati, che volete essere sicuri non essere letti da nessuno, esistono tonnellate di programmi per la codifica di singoli file. Usando uno di questi siete certi che quello specifico file e protetto da voi e quindi sarà al sicuro.

Personalmente per i singoli file uso i tool di GPG a dire il vero li uso per molto altro compreso la crittografia della posta ed altro cosette.

Se ho intere cartelle allora preferisco crearmi un contenitore protetto con VeraCrypt, successore dell’ormai defunto, ma tutt’ora funzionante, TrueCrypt e metterlo poi in sincronia sul mio servizio Cloud preferito.

Insomma alla fin fine, vedete che si può usare un sistema di backup/sincronia per usi anche non professionali che dia un minimo di sicurezza sul funzionamento; e non è detto che si debbano spendere cifre enormi per farlo!!

As usual… #ConsiderazioniPersonali

Considerazioni di un sabato pomeriggio.

Su cosa ? su Medium ovviamente !!

LogoMedium.png

Son qui, solo nel parcheggio del centro commerciale, mentre aspetto mio marito che finisca di fare la spesa settimanale. Io devo aspettarlo qui perché le gambe non mi reggono, ma ormai son anni che è così, per cui ormai è una routine: al momento di entrare, deciso in base alla dose di dolore, se seguirlo nel peregrinare tra le corsie o attenderlo in macchina al parcheggio; ed eccomi qui ad aspettarlo seduto in macchina con il mio fidato, piccolo, iPad pronto a raccogliere le considerazioni ed idee al volo.

Stavo leggendo alcuni post su Medium, questa nuova, almeno per me, piattaforma di lettura, scrittura; mentre leggevo mi domandavo come mai questa piattaforma mi abbia preso così frontalmente: da quando ho iniziato a seguirlo, sono molto spesso sulla piattaforma, sia in mobilità, per quel poco che mi muovo, ma molto più spesso dal browser, che con la ormai costante presenza di tab in qualsiasi browser fa risultare comodo avere più articoli aperti in contemporanea.

Ci sono argomentazioni tra le più disparate: dall’astronomia alla politica, ai fatti quotidiani. La cosa, secondo me, più interessante è il fatto che può essere guardato, almeno da noi vecchi della rete, un po’ come i vecchi forum, avendo la possibilità di intrattenere uno scambio di idee con l’autore del pezzo.

Altra comodità sta nel fatto che non devi avere 50 blog diversi memorizzati e doverli scorrere, magari tramite un aggregatore di flussi, per leggere tutto quello che ti interessa: è tutto li dentro. Medium quindi, ai miei occhi, risulta un forum composto da una serie di blog.

Poi ok ci sono cose più specialistiche come le pubblicazioni o le storie, che hanno un loro scopo, ma più preciso, e solo chi ha l’esigenza di usufruire li userà

La presentazione di software dedicato alla mobilità, trovando anche un client per desktop, almeno in ambiente Mac, non so per Windows, Linux esista o meno, è stata una sorpresa, non tanto per i client quanto per l’omogeneità di presentazione: che tu scriva, legga da tablet, cellulare o client desktop, l’ambiente pare davvero essere lo stesso dappertutto.

Di contro, le pecche che sono presenti su una applicazione, si propagano su tutte, costringendoti, a volte, a tornare al caro vecchio browser, per fare quello che ti serve.

Un esempio su tutti: dopo un po’ che navighi per autori, post, pubblicazioni o altro, se ti serve il menu dell’app devi scorrere all’indietro tutte le pagine che hai vistato dall’apertura di quella sessione a quel momento: sarebbe molto più comodo avere un modo o per richiamare il menu da ovunque o quanto meno un qualcosa che da ovunque si sia ti riporti alla prima pagina così da accedere al benedetto menu. Ok, non è proprio un problema invalidante, ma da browser apri un tab e vai diretto a https://medium.com e risolvi il problema !

In ogni caso trovo, quelle che vengono definite funzioni primarie molto interessanti: l’evidenziazione con la possibilità diretta di commentare con una risposta ciò che hai evidenziato. Oppure spedirlo diretto come un Tweet — perché non anche via FB ?—

L’editor: area principe per chi scrive e non mi riferisco soli commenti o risposte, ma in particolare a chi scrive racconti.

Hanno voluto levare d’impaccio chi scrive: funzioni ridotte all’osso, un paio di tipi di formattazioni, due effetti base di carattere, grassetto, corsivo e, in queso ambiente necessario diversi tipi di citazioni. Niente sottolineature, giustificazioni o altre cosette tipo scelta, quanto meno, del tipo di carattere se Serif o Sans Serif.

C’è un correttore ortografico, che devo dire ahimè, zoppica un pò ed ovviamente essendo sul loro server, non permette operazioni tipo apprendi parola oppure ignora parola e personalmente trovo odioso cliccare su Pubblica e farlo vedendo quelle sottolineature rosse in giro per i miei testi. Ma tant’è, o così o pomì.

Io, per si e per no, edito il testo altrove con un robusto correttore e presenza di sinonimi e contrarti così da aiutarmi anche a non essere ripetitivo nell’uso di verbi, complementi, aggettivi e quant’altro. Alla fine quando sono soddisfatto un bel copia ed incolla senza formattazione e risolvo il problema alla base.

L’incolla senza formattazione, mi serve, perché i miei documenti di default hanno tutta una serie di impostazioni, che l’editor di Medium rifiuta, per cui risulta più veloce e pulito inserire testo non formattato e formattarlo con i mezzi offerti dal sistema così da rendere tutto compatibile con le altre pubblicazioni presenti on line.

Pubblicazione: probabilmente è nata con una scopo diverso di quello per cui io la uso. Personalmente sto usando una pubblicazione per pubblicare un mio scritto, con cadenza settimanale per capitolo. So che rispetto alla loro idea di pubblicazione è un uso limitato, ma io mi ci trovo bene devo dire.

Storie: sembrava l’ideale per serie di capitoli uno in fila all’altro, ma non è fattibile. Troppo limitato lo spazio fisico, ed un capitolo anche piccolo risulta alla fin fine troppo lungo da gestire. Forse l’hanno creato più per un uso tipo giornalistico veloce, che per racconti veri e propri. Poi, come io uso forse in maniera distorta la pubblicazione, qualcun altro troverà un modo per piegare le storie a propria necessità. È il bello della tecnologia: di un oggetto informatico si può fare quello per cui era stato costruito oppure usarlo come meglio a noi piace !!

Insomma, alla fin fine che dire di Medium? Sicuramente, per quanto mi riguarda, una gran bella novità. Mi ci trovo bene forse proprio per quel profumo antico di forum stile primi anni di internet, oserei quasi dire ai tempi delle BBS se non fosse che adesso le reazioni possono essere immediate contrariamente ad allora.

Ci sarebbero da migliorare alcune cosette, ma questo vale per qualsiasi piattaforma. L’unica cosa che non perdono loro, si ok si fa per dire, e aver liquidato Medium Italia che è una comunità non proprio composta da quattro gatti:

Medium Italia.png

Insomma 10700 utenti registrati non sono pochi per una comunità locale (inteso in senso europeo). L’averla liquidata per non pagare più lo stipendio a chi la seguiva l’ho trovata una cattiveria; prima fai sgobbare chi ti tira su la comunità, poi fatto il lavoro:  «saluti e baci non mi servite più». Ok Medium è americana, e loro ragionano così, però non mi piace comunque come si sono comportati in questo frangente quelli di Medium.

In ogni caso, al momento quanto meno, il tempo passato sulla piattaforma paga per cui continuerò a bazzicarla.

Della morte cercata…

Ma come ti permetti ???

DJFabo.jpg

Ascoltavo in questi giorni, in televisione la questione di quel DJ che è andato in Svizzera per ottenere l’eutanasia, visto che da noi non può farlo. Purtroppo, periodicamente, questo argomento risalta fuori, abbiamo voglia di mettere il problema nel cassetto: ma troppa gente vive situazioni simili.

Quello che invece mi ha colpito è stato l’intervento di un 19enne , paraplegico dalla nascita, che contrapponeva, notare il verbo, la propria voglia di vivere nonostante la sua situazione rispetto alla volontà di morire del DJ.

Allora mi son chiesto: il legislatore a chi dei due dovrebbe dare ascolto? In realtà credo ad entrambi: è una questione di diritto che non può essere ignorata ne, verso una posizione ne verso l’altra. Ha diritto di morire chi non vive più come ha sempre fatto? Ha diritto di continuare a vivere chi ha sempre vissuto in quel modo?

Chiaro che hanno ragione entrambi: sia chi vorrebbe morire, sia chi vuole continuare a vivere. D’altronde non credo che un legislatore creerebbe una legge in cui rende obbligatoria la morte per eutanasia per chi risponde comunque a certi criteri: sarebbe folle!!

Poi stamane, durante uno degli ascolti mattutini dei vari TG, ascolto una donna, e fidatevi, mi sto costringendo a dire donna, perché avrei usato ben altri aggettivi per identificarla, esponente di non so quale partito per la propria ala cattolica, che diceva che non firmeranno mai una legge in cui non sia espressamente impedita l’eutanasia in maniera chiara, cristallina, lapalissiana. Allora che legge vuoi firmare? L’ennesima legge prendi-per-i-fondelli alla italica maniera: risparmiacelo.

Tu e la tua finta religione! Vi dirò stamane, contrariamente a come mi capita di solito in situazioni come queste, sono stato davvero cattivo con lei: le ho augurato di finire quell’intervista, uscire da dove fosse e che venisse investita restando nelle stesse condizioni in cui era rimasto il DJ, le stesse, non dico peggio, anche se faccio difficoltà ad immaginare peggio di essere paralizzati ed in più diventi ciechi.

Ecco gliel’ho augurato dicendole con cattiveria verso lo schermo del tv: «adesso vediamo quanto ti rifiuterai a firmare una legge solo se espressamente impedita l’eutanasia in maniera chiara, cristallina, lapalissiana.»

Lo so, il mio è stato un gesto di stizza, dovuto al momento: avevo un attacco dei miei dolori 20ennali alle gambe, mentre la ascoltavo in televisione avevo la sensazione netta che qualcosa stesse torcendo le mie rotule nella loro sede, per cui probabilmente la cattiveria improvvisa era solo indotta.

Però a ripensarci ancora ora, che sto meglio, sento ancora il cuore che prende ritmo per il furore, nel ripensare alle sue parole. Come è possibile che gente così gretta, e chiaramente NON cristiana, se lo fosse lascerebbe il libero arbitrio come dicono fa il buon Dio, al poveretto di turno, ma senza far finire in galera chi lo assiste.

Eppure devo ricordarmi dove siamo: siamo nel paese che ospita la santa sede, siamo nel paese che si è fatto comandare per secoli dalla chiesa, accettando anche le su più nefande schifezze, e non sto qui ad elencarvele perché sono più che note e facilmente trovatelli sotto qualsiasi motore di ricerca.

Siamo il paese che dopo quello che la chiesa ci ha costretto a subire, ha voluto ancora incensarla creando la democrazia cristiana, che ha perpetuato i misfatti della chiesa nella politica visto che erano state separate a suo tempo.

Ma alla fine la chiesa a noi che ha dato, cosa lascia in eredità? Gentaglia come quella politica di stamane che fa affermazioni di principio pseudo-cristiano, sul diritto altrui di decidere su come vivere?

Ma chi diavolo credi di essere ? Un cattolica ? Vuoi fare la cattolica? Fallo: vattene in convento raditi a zero e fa la monaca di clausura e non permetterti di dare ad altri disposizioni su come deve vivere o morire.

Scusate ancora… una fitta alle ginocchia mi ha preso durante l’ultimo periodo… ma le scuse sono per il modo in cui ho espresso il concetto…. non per il concetto che esprimevo!!